- Nel nuovo Dpcm ci sono disposizioni che sollevano dubbi, in particolare quella che vieta le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, ma al contempo le consente per cerimonie civili o religiose con 30 persone al massimo e raccomanda di evitarle nelle case.
- Inoltre, la norma che vieta la consumazione nei pressi dei locali avrebbe dovuto sancire un principio generale, applicabile in ogni luogo ove si verifichino condizioni similari.
- Anziché disporre divieti e raccomandazioni, regole minuziose e distinzioni che ingenerano confusione, per contenere la seconda ondata lo Stato avrebbe dovuto assicurare il raggiungimento di obiettivi essenziali, che invece ha mancato.
Nella notte del 13 ottobre è stato firmato il nuovo Decreto del presidente del Consiglio (Dpcm). Durante i mesi estivi, quando la curva dei contagi sembrava in declino, si era lasciato intendere che sarebbero stati abbandonati i Dpcm, in favore del decreto legge, strumento previsto dalla Costituzione in casi di «necessità e urgenza». Invece, l’atto amministrativo del vertice dell’esecutivo – che da febbraio è stato piegato a finalità normative, arrivando a limitare libertà e diritti tutelati co


